mercoledì 31 marzo 2010

Riunione del Movimento in difesa della scuola pubblica

Il Coordinamento dei precari della scuola di Sassari si allarga e, senza perdere le sue radici, si "trasforma" nel Movimento per la difesa della scuola pubblica.
Incontriamoci e parliamo di questo e molto altro

giovedì 1 aprile ore 16,
presso il salone Mastino della CGIL di Sassari (piano terra)
via Rockefeller, 35.

mercoledì 10 marzo 2010

Manifestazione dal basso in difesa della scuola pubblica.

Il 13 marzo tutti insieme in piazza Santa Maria a Sassari alle ore 16!

La "riforma scolastica" attuale si è esplicata solo in un enorme taglio nei confronti dell'Istruzione nazionale.
I dati negativi dei livelli di apprendimento dei nostri alunni, e le cifre della dispersione scolastica, indicano l'esigenza di una vera riforma della scuola italiana. Da anni il sistema va avanti con circa un sesto degli insegnanti assunti a tempo determinato, per risparmiare sulle stabilizzazioni di questi lavoratori, e sicuramente questo non giova alla qualità dell'istruzione.
Il numero massimo degli alunni per classe è stato portato alla incredibile cifra di 30 e l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, senza prevedere tutte le concrete utilizzazioni degli insegnanti durante il corso dell'anno scolastico, ha generato perdite di ore che in alcune scuole si sono attestate, solo per il primo quadrimestre, al 5% del totale.
La classe docente italiana è la più anziana d'Europa, serve un ricambio, e invece viene innalzata l'età minima e massima del pensionamento e si ledono i diritti delle centinaia di migliaia di docenti precari, vincitori di concorso e scuole di specializzazione, formati dallo stesso Stato, e da anni lavoratori "precari" del sistema.
Le riduzioni delle ore di cattedre e la scomparsa di alcune materie, poi, per il prossimo anno, nelle scuole superiori, porteranno alla perdita di posti di lavoro anche fra i docenti di ruolo, di ogni ordine e grado di scuola.
I dati di Bankitalia, http://www.insardegna.eu/rubriche/segnalazioni/bankitalia-meglio-investire-di-piu-nell-istruzione-che-in-infrastrutture/view infine, indicano come più soldi in istruzione possano migliorare le condizioni socio-economiche del Paese, ben più che l'investimento in infrastrutture. I soldi per l'istruzione esistono e gli sprechi nazionali e locali sono lampanti e tangibili ogni giorno. L'Italia possiede il maggior numero di beni considerati patrimonio dell'umanità, una enorme ricchezza data dalle piccole realtà locali e una volta era la meta per i tour della cultura degli studenti europei. Difendiamo l'istruzione pubblica per il futuro immediato di tutti.

Scendiamo in piazza il 13 marzo, insieme: genitori, studenti, insegnanti, lavoratori Ata, professori universitari, ricercatori, sindacati, politici.

Richieste del Movimento per la difesa della scuola:
1) immediato ritiro di tutti i provvedimenti in materia di istruzione e ricerca portati avanti dal Governo, compresi il decreto cosiddetto “salvaprecari”;
2) abolizione del tetto massimo di un insegnante di sostegno ogni due alunni diversamente abili su base provinciale e ripristino delle deroghe per l’assegnazione di ore aggiuntive per casi di disabilità gravi;
3) immediata utilizzazione di tutti i lavoratori della scuola, inseriti nelle graduatorie, su tutti i posti disponibili, e l'istituzione di un piano triennale finalizzato alla progressiva immissione in ruolo di tutti i lavoratori della scuola e la chiusura delle graduatorie ad esaurimento fino ad un loro reale termine;
4) realizzazione di un piano di edilizia scolastica che affronti la difficile situazione in cui sono costretti ad operare quotidianamente docenti e studenti;
5) salvaguardia e tutela delle scuole delle piccole realtà locali, attraverso un percorso di vera razionalizzazione che non sia legato a logiche economiche, ma alla cultura del servizio e della promozione scolastica, nel rispetto degli studenti;
6) rispetto della legge sulla sicurezza, di massimo 25 alunni per classe, in base alle dimensioni delle aule a al coefficiente fisso di spazio per alunno;

Inoltre, in ragione dei danni gravi a carico del sistema dell'Istruzione locale, della situazione drammatica che ha causato la disoccupazione dei docenti "precari" e/o condizioni di lavoro inammissibili, che spesso vedono la mancata liquidazione dello stipendio da parte delle scuole, ledendo un diritto dei lavoratori, e non per colpa dei dirigenti ma per le esigue, o nulle, risorse date dal Ministero, e per la riduzione dell'offerta scolastica e della perdita di ore importanti di lezione, per l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, della continua interruzione dell’attività didattica, si chiede alle istituzioni locali, indipendentemente dalle disposizioni nazionali:
1) la chiusura delle graduatorie provinciali ad esaurimento dei docenti della Sardegna;
2) una legge scolastica regionale che doti la Sardegna della possibilità di indicare gli alunni per classe in base alle singole situazioni territoriali, e che comunque imponga un tetto massimo di non più di 25 alunni per aula, anche in ragione della già citata legge sulla sicurezza;
3) l’uso dei soldi regionali, destinati all’istruzione, per pagare regolari contratti annuali ai docenti precari che già, prima della “riforma”, lavoravano con docenze annuali del CSA o con supplenze dei presidi fino alla fine delle attività didattiche, per creare un accompagnamento verso l’immissione in ruolo, attraverso normali condizioni lavorative.

giovedì 4 marzo 2010

STATI GENERALI 4 marzo 2010

Il Coordinamento dei precari della scuola di Sassari ha richiesto e ottenuto dalla Provincia di Sassari la convocazione degli Stati Generali della scuola, ai quali parteciperanno il presidente della Provincia, assessori provinciali e comunali, sindaci, dirigenti scolastici, insegnanti, organizzazioni sindacali. QUESTA SERA, Ore 16:00, Palazzo della Provincia

lunedì 1 marzo 2010

Manifestazione dal basso in difesa della scuola pubblica. Il 13 marzo tutti in corteo, ore 16 da piazza Santa Maria a Sassari

La "riforma scolastica" attuale si è esplicata solo in un enorme taglio nei confronti dell'Istruzione nazionale. I negativi dati dei livelli di apprendimento dei nostri alunni, e le cifre della dispersione scolastica, indicano l'esigenza di una vera riforma della scuola italiana. Da anni il sistema va avanti con circa un sesto degli insegnanti assunti a tempo determinato, per risparmiare sulle stabilizzazioni di questi lavoratori, e sicuramente questo non giova alla qualità dell'istruzione. Il numero massimo degli alunni per classe è stato portato alla incredibile cifra di 30 e l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, senza prevedere tutte le concrete utilizzazioni degli insegnanti durante il corso dell'anno scolastico, ha generato perdite di ore che in alcune scuole si sono attestate, solo per il primo quadrimestre, al 5% del totale. La classe docente italiana è la più anziana d'Europa, serve un ricambio, e invece viene innalzata l'età minima e massima del pensionamento e si ledono i diritti delle centinaia di migliaia di docenti precari, vincitori di concorso e scuole di specializzazione, formati dallo stesso Stato, e da anni lavoratori "precari" del sistema. Le riduzioni delle ore di cattedre e la scomparsa di alcune materie, poi, per il prossimo anno, nelle scuole superiori, porteranno alla perdita di posti di lavoro anche fra i docenti di ruolo, di ogni ordine e grado di scuola. I dati di Bankitalia, http://www.insardegna.eu/rubriche/segnalazioni/bankitalia-meglio-investire-di-piu-nell-istruzione-che-in-infrastrutture/view infine, indicano come più soldi in istruzione possano migliorare le condizioni socio-economiche del Paese, ben più che l'investimento in infrastrutture. I soldi per l'istruzione esistono e gli sprechi nazionali e locali sono lampanti e tangibili ogni giorno. L'Italia possiede il maggior numero di beni considerati patrimonio dell'umanità, una enorme ricchezza data dalle piccole realtà locali e una volta era la meta per i tour della cultura degli studenti europei. Difendiamo l'istruzione pubblica per il futuro immediato di tutti. Scendiamo in piazza il 13 marzo, insieme, genitori, studenti, insegnanti, lavoratori Ata, professori universitari, ricercatori, sindacati, politici.

Movimento per la difesa dell'istruzione pubblica della Provincia di Sassari

Noi lavoratori della scuola della Provincia di Sassari,

a seguito dei forti tagli applicati alla nostra Regione e a tutte le realtà scolastiche italiane, abbiamo visto cancellati anni e anni di lavoro e competenze acquisite sul campo e subito la conseguente umiliazione del licenziamento, dopo aver coscienziosamente contribuito al funzionamento del sistema dell'istruzione pubblica. La realizzazione di un movimento organizzato su base provinciale nasce dall’esigenza di difendere il legittimo diritto al lavoro e la qualità della scuola pubblica. La nostra non è solo una battaglia per il diritto al lavoro, ma è anche, e soprattutto, una battaglia culturale per la difesa della scuola pubblica, intesa come diritto per tutti, strumento di promozione culturale e sociale e luogo di diffusione dei principi fondamentali della nostra Costituzione.

Intendiamo pertanto contrastare con la nostra azione il progetto di “riforma” della scuola pubblica all’interno del quale si collocano la legge 133/08, l’ art. 4 della legge 169/08 e il ddl Aprea, che mirano ad estendere anche al sistema scuola una logica competitiva e aziendale, svilendo tutte le conquiste ottenute nel campo della ricerca pedagogica e didattica e annullando quella tradizione egualitaria su cui si è fondato il processo di rinnovamento democratico della scuola pubblica. Non è possibile esautorare in questo modo la scuola pubblica e creare un sistema dell'istruzione che aumenti sempre più la forbice sociale fra i cittadini più o meno abbienti, perché in questo si esplica, anche, il progetto attuale di riforma delle scuole superiori.

Affermiamo con forza che questa non è una riforma: le riforme determinano processi positivi di avanzamento democratico; quello del Governo è invece un progetto di vera e propria distruzione della scuola pubblica – malamente camuffato da operazione di risanamento del bilancio statale - che sarà portato avanti e realizzato attraverso interventi che non hanno alcun carattere progressivo, non rinnovano e non migliorano il percorso formativo degli studenti. Al contrario le misure adottate dal Governo rispondono ad una concezione astrattamente selettiva e non meritocratica della scuola, che non tiene conto delle diverse esigenze, dei bisogni, degli stili di apprendimento delle nuove generazioni, non dà valore al confronto tra esperienze e culture diverse, reintroducendo elementi di conflittualità interetnica.

Sbandierati come “riqualificazione” del sistema scolastico, i tagli della legge 133/08 e tutti i provvedimenti con cui sono stati attuati non risolvono le contraddizioni che di certo sono presenti oggi nel sistema scolastico, ma si iscrivono in un processo di destrutturazione della scuola pubblica, che vuole impoverirla, dequalificarla nel confronto con la scuola privata e svuotarla dei suoi fondamenti democratici. Non possiamo più delegare ad altri il futuro della nostra scuola ed è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e cominciare un lavoro profondo, lungo e faticoso. Perché se questo modo di concepire l’istruzione avrà la meglio, noi, quella parte di noi che crede in una scuola diversa sarà definitivamente sconfitta.

Denunciamo perciò non solo gli effetti devastanti della controriforma Gelmini nel mondo della scuola, con il drastico ridimensionamento del corpo docente e del personale ATA, l’aumento degli alunni per classe, la riduzione del tempo scuola, l’accorpamento delle classi di concorso, l’istituzione del maestro unico, il taglio degli insegnanti di sostegno, l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, la riduzione e l'eliminazione di molte materie nelle scuole superiori, ma anche le drammatiche ripercussioni del più grande licenziamento di massa dell'Italia repubblicana sul tessuto sociale, ed in particolare su quello delle regioni già duramente provate del meridione.

Reclamiamo la nostra dignità negata e ribadiamo il nostro dissenso ai contratti di disponibilità che anziché ridarci il nostro posto di lavoro offrono ad una ristrettissima fascia di lavoratori, poco più del 10% del totale, mansioni vaghe ed ultraflessibili, negativamente, in cambio di sottostipendi, aprendo così la strada a forme di lavoro parasubordinato anche all'interno della scuola pubblica.

Quattro mesi di scioperi e manifestazioni di piazza di tutti i tipi non hanno minimamente scalfito la determinazione del governo a proseguire nella sua opera di distruzione della scuola statale (l'unica veramente pubblica, che non fa distinzioni fra ricchi e poveri, fra figli di extracomunitari o italiani, e l’unica che tutela e che contemporaneamente si arricchisce della presenza degli alunni disabili).

Siamo oggi più che mai convinti che uno dei pochi strumenti rimasti nelle mani dei lavoratori della scuola contro l'arrogante sordità del governo siano le azioni di boicottaggio della burocrazia scolastica, come lo sciopero degli scrutini e della didattica. Azioni del genere richiedono l'appoggio degli studenti e il sostegno politico e tecnico dei sindacati, perciò riteniamo ormai indispensabile, partendo dalla nostra autonomia come movimento, proporre un'alleanza organica ai movimenti studenteschi e a quei sindacati che decideranno con ancora più forza e decisione di contrastare le politiche scolastiche del governo. Siamo tuttavia consapevoli che da solo un semplice accordo tra organizzazioni di categoria non può risolvere nulla; pertanto riteniamo indispensabile che i lavoratori della scuola partecipino alla costruzione di una piattaforma che, unificando tutte le lotte dei lavoratori precari e stabili (anch'essi ormai purtroppo sempre più precari a causa della crisi del sistema economico!) in un unico progetto di difesa dei diritti sociali, contribuisca a ricostruire la
consapevolezza della comune appartenenza al mondo del lavoro sotto attacco.


Le richieste del Coordinamento sono:

  1. l'immediato ritiro di tutti i provvedimenti in materia di istruzione e ricerca portati avanti dal Governo, compresi il decreto cosiddetto “salvaprecari” e la recente controriforma del sistema universitario;

  2. l'abolizione del tetto massimo di un insegnante di sostegno ogni due alunni diversamente abili su base provinciale e ripristino delle deroghe per l’ assegnazione di ore aggiuntive per casi di disabilità gravi (Legge 224/04);

  3. l'immediato ritiro del piano per l'impiego parasubordinato dei lavoratori della scuola licenziati;

  4. l'immediata utilizzazione di tutti i lavoratori della scuola inseriti nelle graduatorie su tutti i posti disponibili;

  5. l'istituzione di un piano triennale finalizzato alla progressiva immissione in ruolo di tutti lavoratori della scuola e la chiusura delle graduatorie ad esaurimento fino ad un loro reale termine;

  6. la realizzazione di un piano di edilizia scolastica che affronti la difficile situazione in cui sono costretti ad operare quotidianamente docenti e studenti;

  7. il ritiro dei finanziamenti statali, diretti e indiretti, alle scuole private, che sottraggono importanti risorse all'istruzione pubblica;

  8. la salvaguardia e tutela delle scuole delle piccole realtà locali;

  9. il rispetto della legge sulla sicurezza, di massimo 25 alunni per classe;

  10. l'impiego di consistenti risorse finanziarie per la progressiva messa in sicurezza degli edifici scolastici;

  11. l’obbligo del rispetto delle graduatorie ad esaurimento e della stipula di regolari contratti da docenti, come da Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, per le assunzioni nelle scuole paritarie;

  12. il rispetto della normativa europea in merito al potenziamento della seconda lingua straniera;

  13. la conduzione delle ore di “religione cattolica” a ore di “storia delle religioni”, con condizioni contrattuali dei docenti di tali materie uguali a quelle dei colleghi delle materie differenti.


In ragione dei danni gravi a carico del sistema dell'Istruzione locale, e nazionale, della situazione drammatica che ha causato la disoccupazione dei docenti "precari" e/o condizioni di lavoro inammissibili, che spesso vedono la mancata liquidazione dello stipendio da parte delle scuole, ledendo un diritto dei lavoratori, e non per colpa dei dirigenti ma per le esigue, o nulle, risorse date dal Ministero, della riduzione dell'offerta scolastica e della perdita di ore importanti di lezione, per l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, il Coordinamento dei Precari della Scuola della Provincia di Sassari

chiede,

per la giornata di giovedì 4 marzo alle 16, la riunione degli Stati Generali della Scuola della Provincia di Sassari, alla presenza del Presidente della Provincia di Sassari, dei sindaci della Provincia, dei dirigenti scolastici, dei sindacati, dei genitori, dei lavoratori della scuola, precari e di ruolo.