mercoledì 10 marzo 2010

Manifestazione dal basso in difesa della scuola pubblica.

Il 13 marzo tutti insieme in piazza Santa Maria a Sassari alle ore 16!

La "riforma scolastica" attuale si è esplicata solo in un enorme taglio nei confronti dell'Istruzione nazionale.
I dati negativi dei livelli di apprendimento dei nostri alunni, e le cifre della dispersione scolastica, indicano l'esigenza di una vera riforma della scuola italiana. Da anni il sistema va avanti con circa un sesto degli insegnanti assunti a tempo determinato, per risparmiare sulle stabilizzazioni di questi lavoratori, e sicuramente questo non giova alla qualità dell'istruzione.
Il numero massimo degli alunni per classe è stato portato alla incredibile cifra di 30 e l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, senza prevedere tutte le concrete utilizzazioni degli insegnanti durante il corso dell'anno scolastico, ha generato perdite di ore che in alcune scuole si sono attestate, solo per il primo quadrimestre, al 5% del totale.
La classe docente italiana è la più anziana d'Europa, serve un ricambio, e invece viene innalzata l'età minima e massima del pensionamento e si ledono i diritti delle centinaia di migliaia di docenti precari, vincitori di concorso e scuole di specializzazione, formati dallo stesso Stato, e da anni lavoratori "precari" del sistema.
Le riduzioni delle ore di cattedre e la scomparsa di alcune materie, poi, per il prossimo anno, nelle scuole superiori, porteranno alla perdita di posti di lavoro anche fra i docenti di ruolo, di ogni ordine e grado di scuola.
I dati di Bankitalia, http://www.insardegna.eu/rubriche/segnalazioni/bankitalia-meglio-investire-di-piu-nell-istruzione-che-in-infrastrutture/view infine, indicano come più soldi in istruzione possano migliorare le condizioni socio-economiche del Paese, ben più che l'investimento in infrastrutture. I soldi per l'istruzione esistono e gli sprechi nazionali e locali sono lampanti e tangibili ogni giorno. L'Italia possiede il maggior numero di beni considerati patrimonio dell'umanità, una enorme ricchezza data dalle piccole realtà locali e una volta era la meta per i tour della cultura degli studenti europei. Difendiamo l'istruzione pubblica per il futuro immediato di tutti.

Scendiamo in piazza il 13 marzo, insieme: genitori, studenti, insegnanti, lavoratori Ata, professori universitari, ricercatori, sindacati, politici.

Richieste del Movimento per la difesa della scuola:
1) immediato ritiro di tutti i provvedimenti in materia di istruzione e ricerca portati avanti dal Governo, compresi il decreto cosiddetto “salvaprecari”;
2) abolizione del tetto massimo di un insegnante di sostegno ogni due alunni diversamente abili su base provinciale e ripristino delle deroghe per l’assegnazione di ore aggiuntive per casi di disabilità gravi;
3) immediata utilizzazione di tutti i lavoratori della scuola, inseriti nelle graduatorie, su tutti i posti disponibili, e l'istituzione di un piano triennale finalizzato alla progressiva immissione in ruolo di tutti i lavoratori della scuola e la chiusura delle graduatorie ad esaurimento fino ad un loro reale termine;
4) realizzazione di un piano di edilizia scolastica che affronti la difficile situazione in cui sono costretti ad operare quotidianamente docenti e studenti;
5) salvaguardia e tutela delle scuole delle piccole realtà locali, attraverso un percorso di vera razionalizzazione che non sia legato a logiche economiche, ma alla cultura del servizio e della promozione scolastica, nel rispetto degli studenti;
6) rispetto della legge sulla sicurezza, di massimo 25 alunni per classe, in base alle dimensioni delle aule a al coefficiente fisso di spazio per alunno;

Inoltre, in ragione dei danni gravi a carico del sistema dell'Istruzione locale, della situazione drammatica che ha causato la disoccupazione dei docenti "precari" e/o condizioni di lavoro inammissibili, che spesso vedono la mancata liquidazione dello stipendio da parte delle scuole, ledendo un diritto dei lavoratori, e non per colpa dei dirigenti ma per le esigue, o nulle, risorse date dal Ministero, e per la riduzione dell'offerta scolastica e della perdita di ore importanti di lezione, per l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, della continua interruzione dell’attività didattica, si chiede alle istituzioni locali, indipendentemente dalle disposizioni nazionali:
1) la chiusura delle graduatorie provinciali ad esaurimento dei docenti della Sardegna;
2) una legge scolastica regionale che doti la Sardegna della possibilità di indicare gli alunni per classe in base alle singole situazioni territoriali, e che comunque imponga un tetto massimo di non più di 25 alunni per aula, anche in ragione della già citata legge sulla sicurezza;
3) l’uso dei soldi regionali, destinati all’istruzione, per pagare regolari contratti annuali ai docenti precari che già, prima della “riforma”, lavoravano con docenze annuali del CSA o con supplenze dei presidi fino alla fine delle attività didattiche, per creare un accompagnamento verso l’immissione in ruolo, attraverso normali condizioni lavorative.

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